La mia passione per il marketing deriva dalla forte attrazione che ho da sempre provato verso quella che ritengo essere l'essenza di ogni forma d'arte: la sintesi.
La canzone, la poesia, ma anche molte forme di arte visiva, traggono dalla sintesi gran parte della forza che riescono a trasmettere.
Raccontare interi universi, spesso distanti tra loro, attraverso l'esclusione di ciò che appare trascurabile, andando all'essenza della parola o della figura, nella più totale sobrietà, un'opera d'arte o di comunicazione, è in grado di raccontare molto di più delle famose “mille parole”.
Spesso anche opere considerate “massimaliste”, altro non sono che perfetti mosaici nei quali ogni tessera è un piccolo capolavoro di sintesi.
Ecco un esempio di quanto intendo: soffermiamoci su quante cose ci possono dire questa immagine affiancata a queste due parole.
L'immagine la conosciamo tutti, ormai. Mentre le parole costituiscono una frase inglese che da decenni è diventata un mantra da mental coach.
I due elementi associati insieme possono aprire diverse porte nella percezione del messaggio, a seconda della predisposizione del fruitore.
Potrebbe essere un messaggio di incoraggiamento legato al periodo che stiamo attraversando, oppure potrebbe giocare ironicamente con il fatto che essere positivi al Covid-19 non è esattamente una cosa positiva. Ma potrebbe essere ancora più elaborato e indurre ad una riflessione sul fatto che, per quanto noi possiamo avere un'attitudine ottimistica, ci sarà sempre qualcosa che smonta i nostri piani e le nostre speranze. O magari potrebbe raccontarci che sono proprio gli accadimenti che ci mettono alla prova, quelli che faranno di noi delle persone positive.
Insomma, si potrebbe riflettere, scrivere o parlare per ore, prendendo come spunto soltanto questa immagine e queste due parole.
Nel campo della pubblicità sono moltissimi gli esempi di grandi creativi che hanno avuto intuizioni sensazionali, elevando la comunicazione commerciale allo stato dell'arte.
D'altra parte, come ha asserito il grande psicologo e pensatore del '900 Erich Fromm, la maggior parte della pubblicità, come l'arte, non fa appello alla ragione quanto all'emozione.
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